27 febbraio 2006

Conclusioni /2

Cososhenko

Conclusioni /1

Vi ho parlato di questa mia strana esperienza, bella bellissima, ve ne ho narrato sotto diversi aspetti cercando, per quanto la mia abilità con la tastiera me lo consentiva, di trasmettervi le emozioni, le sensazioni, l'atmosfera di un'olimpiade vista da vicino, condita con le mie piccole avventure di piccolo trentamillesimo di olimpiade.
Come ultimo (quasi ultimo) post volevo lasciarvi con un piccolo sommario delle cose belle e le cose meno belle riscontrate in questa avventura, di molte ne ho già parlato quindi saranno una ripetizione, ma sono sicuro che la vostra pazienza sarà Olimpica. ;-)

Le cose belle
* L'olimpiade in se è una cosa meravigliosa. Onore al merito di chi l'ha reintrodotta. Di sicuro dominano i soldi degli sponsor, di sicuro l'evento è un grande spattacolo mediatico, e ciò può anche disgustare i più idealisti, ma prima di tutto questo è un grande meraviglioso evento sportivo, e lo rimane nonostante le premesse di cui sopra. Da vicino vedi gli atleti, vedi le loro facce prima e dopo le gare, certo, hanno maglietta, mutande, occhiali, cappelli e quant'altro sponsorizzato, ma nei loro occhi si legge la voglia di competizione, la speranza, la delusione, la gioia. Fossero solo soldi non sarebbero emozioni così forti e ben disgtinguibili. Sono e resteranno sempre emozioni sportive.
* I Volontari. Persone simili e me e diverse allo stesso tempo. Chi spinto dalla voglia di fare una cosa diversa dal solito, chi dalla speranza di vedere qualcosa da vicino, chi dall'idealismo puro, chi costretto dalla moglie, giovanissimi, anziani, operai ed ingegneri, studenti e medici, intelligenti o scemi; varia umanità insomma. Un'umanità che però si è data da fare all'inverosimile trovando nel contempo il tempo di divertirsi. La stanchezza si faceva sentire ma continuavano a dominare i sorrisi sui nostri visi, e non è un sintomo da poco.
* L'organizzazione. C'era, buona. Non ottima ma comunque buona. Si poteva fare meglio forse ma comunque si è fatto più che abbastanza. I disguidi sono stati minimi rispetto all'imponenza della manifestazione e di questi quasi nulla è arrivato agli spetatori o agli atleti impegnati.
* La Città. Torino era splendida. I Torinesi, a parte qualche minimo mugugno, sono stati cortesi, ospitali, pazienti e infine, cosa stupefacente fino a qualche settimana fa, si sono lasciati trascinare. Fiumi di persone in piazza quasi ogni sera. Un'oceano i sabati di notte bianca. E poi i monumenti illuminati, mostre, concerti, la nuova metro, gli autobus frequenti. Una meraviglia. Grazie a Torino ed a tutti i suoi abitanti.
* Gli Amici. Mi hanno ospitato, coccolato, sopportato, portato a cena, a bere un bicchiere in compagnia. Sono venuti da altre regioni a trovarmi. Si sono dimostrati una volta di più ottimi amici. Grazie :-*

Le cose meno belle
Sono poche, pochissime, si potrebbero anche trascurare ma qualcosa voglio dire.
* La cosa più triste è la considerazione, conferma in realtà, che per ogni persona che sa usare il cervello ce ne sono almeno un paio che nel cranio hanno solo lo spazio necessario a contenere la "regola" impartitagli, come se fosse stata scritta da Dio in persona sul Monte Sinai. Sorprendentemente i più elastici, almeno nella mia piccola esperienza, sono state le forze dell'ordine. Chiamati a migliaia a lavorare giorno dopo giorno per tenere sotto controllo i siti olimpici si sono dimostrati gentili, comprensivi e sopratutto flessibili, in grado di valutare la situazione caso per caso senza pesare sulle persone che stavano lavorando o che andavano li per divertirsi. Avrebbero potuto decisamente trincerarsi dietro le ferree istruzioni ricevute invece hanno usato il cervello e per questo li ho ammirati un po' di più di quanto sia la mia opinione solita. Altrettanto non si può dire di alcuni colleghi volontari che seguivano pedissequamente la "norma", qalunque fosse la circostanza, ovviamente si creavano problemi, per fortuna sempre piccoli e comunque ben tollerabili.
* Il mio inglese. Ballerino. Ottimo nella comprensione, meno buono nell'espressione. Curiosamente sembra che il mio cervello ne sappia più di me. Quando mi infervoravo nella discussione le frasi scorrevano lisce come l'olio, tempi e modi giusti, corretta costruzione. Quando invece pensavo a cosa dire una tragedia. Parole che non uscivano, costruzioni fantasiose, parole in Italenglish. Da curare meglio.

E non mi viene altro, se non che mi mancheranno anche le cose meno buone.

26 febbraio 2006

+16

In tv parla Vancouver. Io vi parlo di Torino con qualche immagine.







+16

Lo scrivente qui è un ex volontario olimpico che scrive dalla sua cameretta in quel di Prato.
La quindicesima ed ultima giornata è stata molto simile alla precedente, esclusi i centri commerciali. Puntata rapida all'Hotel Meridien dove Cososhenko aveva una riunione, poi villaggio olimpico per una breve sosta con l'occasione di salutare nuovamente tutti i volontari conosciuti li. Partenza in grave ritardo per la montagna, questa volta San Sicario, dove siamo arrivati a gara finita. Cinque minuti di permanenza e ritorno di gran carriera a Torino dove, per l'ultima volta consegno telefono, auto, accredito e Cososhenko nelle capaci mani del socio che se li è cuccati per gli ultimi due non facili turni. Saluti e strette di mano, gentile e tirchissimo omaggio di Cososhenko, una boccia di spumante Ucraino che non penso che aprirò mai, aprirlo potrebbe significare rischiare l'avvelenamento ;-)
Pomeriggio con la coppia lodigiano-sabauda poi, aperitivo e cena con l'ospite olimpica e amici vari. Latitante Gilthas colpito da fulminante e persistente squaqquerone olimpico.

Notte

Sveglia di buon mattino per gli ultimi preparativi.
Infilare tutto il necessario in valigia è un'opera di alta ingegneria ma lo spazio è sufficente, riesco anche a infilarci la famosa boccia di spumante Ucraino. La mattinata prosegue fra preparativi e chiacchiere con l'ospite olimpica che continua a dire: "ma come farò senza il mio volontario olimpico??!!".
Bene farai cara Panda, meno casino per casa, meno puzzo in bagno, nessun bozzolo/baccello che dorme in cucina mentre sorseggi il tuo Yogurt mattutino. Si, ammettiamolo, decisamente una vita migliore :-)
Viaggio di ritorno spettacolare, il primo tratto a oltre 300km/h sul nuovo servizio TAV (che dopo aver visto con i miei occhi la Val di Susa ha il mio pieno sostegno), con un treno bellissimo, dentro e fuori, silenziosissimo e veloccissimo. Arrivo con 10 minuti d'anticipo a Milano, cambio rapido, Intercity che seppur antidiluviano rispetto alla meraviglia tecnologica che lo ha preceduto mi porta a casa in più che perfetto orario.

Fra un ora la cerimonia di chiusura che ci porta via definitivamente anche questa splendida olimpiade vissuta per una volta in un modo diverso e assolutamente affascinante.

24 febbraio 2006

+14, quasi +15

Faccio una piccola aggiunta al post catastrofista di oggi. Non è diventata improvvisamente una catastrofe, è solo che ero molto, molto, molto stanco. Una doccia, un po' di pappa e sono tornato come nuovo... o quasi.
Come già detto e ridetto siamo tutti molto stanchi e tendiamo a lamentarci ma in realtà siamo tutti molto contenti contentini.
Questi giorni sono il momento dei saluti e chi al volo, chi con un po' più di calma, cominciamo a scambiarci saluti e addii.
Si saluta la ragazzina 19enne del Villaggio Olimpico con cui si è scherzato per un'intera settimana sul fatto che ogni 8 minuti lascia la postazione per andare a far pipì, si saluta l'autista sessanteppassenne della Corea del Nord che dopo le olimpiadi lavorerà altri due giorni (lunedì e martedì) e poi andrà in pensione, si saluta il coordinatore dei T2 appassionato e albitro di rugby, si salutano gli atleti che scompaiono seguiti dalle loro valige, i compagni di viaggio di questi 15 giorni che sembrano un'esistenza intera.
Da una venue all'altra si incontravano persone, a volte un solo giro di chiacchiere come ieri sera quando ha cena al palavela ho conosciuto le pattinatrici che rappezzano la pista fra un esercizio e l'altro, a volte chiacchierate lunghissime, sulla vita l'universo e tutto quanto che magari cominciavano la mattina al villaggio olimpico per proseguire alle 15 davanti al Jolly Hotel Ligure e terminare la sera al palavela davanti alla tv. Racconti a pezzi e bocconi, interrotti dall'arrivo del cliente che vuole essere in un altro posto un'ora fa, a volte mollate li senza un saluto, il tempo di dire ciao perchè dovevi correre alla macchina, correre, che il cliente è VIP.
La differenza è che la frase negli ultimi due giorni è un po' cambiata. Non più: "ciao ci becchiamo in giro", ma: "ciao, mi ha fatto piacere conoscerti, se non ci si vede più...", cosa? Se non ci si vede più (e son sicuro che non ci vedremo più) cosa si può? dire? Addio? Buona vita? Me la sono cavata con un universale, "stammi bene".
Magari qualcuno dei torinesi rimarra in contatto, di sicuro si sono conosciute persone con cui valeva la pena mantenere un'amicizia (e altre di cui hai avuto abbastanza dopo 10 minuti, ovviamente) ma a me questa cosa è preclusa, troppo lontano per mantenere i contatti.
Un'altro piccolo momento di dispiacere per un'olimpiade che finisce, per una meravigliosa esperienza che finisce.
+14

Cososhenko ha deciso di darmi il colpo di grazia. A sorpresa mi dice che i piani sono cambiati. Si va a Pragelato per il fondo.
Magari!
In realtà prima di Pragelato ci fermiamo in un grande centro commerciale perchè lui ed i suoi ospiti devono comprare regaletti olimpici, poi si riparte. In grave ritardo ovviamente. Arriviamo che mancano solo 5 dei 30 chilomatri di gara. Nemmeno il tempo di infilarmi di fronte al traguardo che il telefono riscquilla. L'atleta Ucraina si è staccata in compagnia della Paruzzi, si riparte. Al ritorno un Carrefour di strada attrae la sua attenzione. Gadget, liquori, birra.

In sostanza ho guidato ininterrottamente dalle 10 alle 15.30 con solo due soste in due centri commerciali, senza magnare.

Ha deciso di farmi rimpiagere la mia "pausa olimpica" ma io resisto... non rimpiangerò!
Domani l'ultimo giorno con l'Ucraino.

23 febbraio 2006

+13

Si avverte l'imminenza della fine dell'avventura. Si avverte in ogni situazione ed in ogni luogo olimpico che visiti. Un'aria di smobilitazione generale. Al villaggio olimpico l'Olimpic Store ha esaurito la mercanzia e non la riporta visto che domenica il villaggio chiuderà, in continuazione escono atleti con le valige fatte che prendono la navetta per l'aeroporto. Per loro l'olimpiade è finita e noi non facciamo fatica a farci coinvolgere dall'atmosfera di chiusura. I volontari contano i giorni di servizio che mancano ed io penso alla scelta se prendere il treno domenica o lunedì. Eh già. E' già finita.
Anche Cososhenko sente aria di casa. Le competizioni diventano sempre meno una priorità nel suo scheduling giornaliero, più importanti le pubbliche relazioni per il futuro dello sport Ukraino. Ieri ricevimento in uno dei bar più fighetti di Torino ospiti i maggiorenti dello sport mondiale e loro ospiti, compreso tale Sheva. Cososhenko e ospiti, contenti del successo del ricevimento hanno festeggiato gonfiandosi di vodka all'inverosimile e facendo impazzire il mio socio in affari che ieri sera era di turno. Dice che non credeva possibili il bere vodka a quei ritmi. Non stento a crederlo.
Tutto sommato però per me ieri fu mattinata tranquilla, in giro a portare inviti al ricevimento e più tardi raccogliere un paio di ospiti. Poi a casa a riposare.

E intanto gli altoparlanti del villaggio annunciano che sono disponibili i biglietti per la cerimonia di chiusura... sigh... chiusura.

21 febbraio 2006

+11

La giornata comincia malino. In terda mattinata scopro che Cososhenko non ha avuto in molto riguardo la mia richiesta di non farci fare troppo tardi risalente a solo 24 ore prima. Ieri notte ha fatto fare al mio collega, incazzatissimo, le due e mezza di notte. Sono incazzato anch'io. Disponibili si, bischeri no. Mentre penso a come tradurre bischeri in inglese stabilisco una strategia nel caso intendesse far nottata di nuovo. La strategia è la seguente. Quando finiscono le gare gli dico che di non fare più tardi di mezzanotte e se a mezzanotte non ricompare gli telefono e gli dico che me ne vado, con lui o senza di lui.
L'incazzatura aumenta quando mi dice di aspettarlo fuori dal Villaggio alle 15.30 e si presenta alle 18.30.
Invece mi accoglie un Cososhenko radioso, felice per il bronzo di ieri sera, rilassato che ride come un matto quando parlando del fatto che la suocera del mio collega è partita per un viaggio esce fuori che "suocera" suona come un modo Ucraino per dire "Figa".
Ha riso in continuazione ripetendo che "Diego (nb. il collega) è triste perchè gli è partita la figa".
Vabbè.
Stupeficium!
Al Palavela all 19.45, fuori alle 21.15. Mi telefona e mi dice. Dove sei? Voglio tronare in Hotel. Lo porto, mi lascia libero alle 21.30.
Forse si è accorto di aver un pelo esagerato negli ultimi giorni, forse era semplicemente stanco.

In generale questa seconda settimana sta lasciando segni su tutti noi. Quello che una settimana fa era normale e allegro ora è più pesante da affrontare. Quindici giorni a questi ritmi sfiancano chiunque. Siamo tutti più nervosi e più irritabili, staff, volontari e clienti. Meno allegri nel salutarsi, meno comunicativi, semplicemnete più stanchi.

Ma l'Olimpiade rimane sempre una gran cosa.

20 febbraio 2006

+10

Gli ultimi giorni sono stati un delirio di sfighe e sfacchinate. Esaurito dalla gestione degli spostamenti di Cososhenko, un po' provato dalle sfighe raccontate qualche giorno fa, consapevole che i problemi organizzativi stanno aumentando invece che diminuendo con l'inizio della seconda settimana olimpica, mettendo a dura prova la nostra pazienza e quella dei clienti (che poi si lamentano con noi visto che siamo sempre a stretto contatto) sabato sera accolgo la fidanzata anch'essa provata dal un abominevole viaggio in treno. Nelle trentasei ore successive mettiamo insieme diversi chilometri a piedi, una sbronza, una notte bianca, un ritorno in taxi visto che i promessi pullman erano inesistenti, lo smarrimento del cellulare nel taxi, il ritrovamento del cellulare grazie ad una supergentilissima coppia Romano-Sabauda, una gara olimpica, 4 ore di sonno ed una doccia. Tutto molto bello (tranne lo smarrimento del cellulare) ma terribilmente stancante.
Alle 13 di ieri lascio la fidanzata al treno che la riporterà verso casa e comincio immadiatamente l'ennesima ventiquattrore con l'Ucraino. Che essendo ormai preda della sindrome di Fantozzi comincia immediatamente con una nevicata che si protrarrà fino a sera. La Croma farà anche schifo ma con le gomme da neve "va da dio" anche con i 3/4 cm di neve che ieri sera imbiancavano Torino. Ovviamente durante la giornata e fino a tarda notte una serie di disguidi che mi hanno messo grandemente in imbarazzo con Cososhenko si sono succeduti a catena. Triste pensare che tutti questi disguidi si potevano tranquillamente evitare con un pelo di buonsenso e organizzazione. Si poteva evitare di mettere in un parcheggio persone che non hanno la minima idea di cosa succede li (suggerimento! Si parcheggiano le macchine), si poteva evitare di far camminare un povero Cososhenko per un chilometro sulla neve bagnata con le scarpe di gran gala (stamattina l'ho dovuto accompagnare a ricomprarle perchè si sono rovinate completamente), si poteva evitare di telefonarmi e farmi discutere al telefono in sua presenza.
Non so se si è capito ma non sono molto contento di questa evoluzione dell'organizzazione negli ultimi giorni. Ed è ancor più triste osservare che la maggior parte dei problemi sono creati da volontari con la sindrome del caporale, che presidiano la postazione e seguono rigidamente le direttive senza minimamente pensare che sono li per soddisfare le esigenze delle persone implicate a vario titolo (dagli spettatori ai dirigenti, dagli atleti agli albitri) in questi giochi olimpici. E come si discute con un caporalmaggiore che nel cervello ha solo l'eco della propria insignificante importanza?
Fino a domani riposo, si riprende nel pomeriggio.
+10

In principio c'era solo Dio. Poi gli venne lo sghiribizzo e creò un sacco di cose, fra cui l'uomo e la donna, il ramarro, la cioccolata con le nocciole e le olimpiadi. Dopo qualche miliardo di anni si era un pelo annoiato delle solite guerre, dei terremoti e di tutte le cose belle che ci dona e decise così di divertirsi e di farci divertire. Creò quindi Steven Bradbury che in una sera di Febbraio del 2002 divenne l'idolo delle folle di tutto il mondo, e pure il mio. Immaginatevi la sorpresa e la gioia suprema quando sabato scorso, al Palavela in compagnia della mia fidanzata, non te lo vedo li, a due passi da me.
Rosso come un peperone chiedo: "Can U sign my ticket please?", "have you got a pen?" risponde.
Panico! Non ce l'ho.
Mi getto su una signora le strappo la penna gli passo il biglietto e mi faccio fare il primo (forse secondo ma non vi dirò mai di chi era il primo) autografo della mia vita.
Prendo coraggio.
Ficco la macchina fotografica in mano ad uno sconosciuto e intimo: "basta che schiacci!"
Foto


Adesso sono un uomo compiuto. La mia vita ha trovato il suo senso.

17 febbraio 2006

+7

Giovedì sedici.
In confronto al temutissimo venerdì diciassette dovrebbe essere un tranquillo giorno olimpico e invece no. Ieri sera l'apocalisse. Accompagno Cososhenko alla Medal Plaza, tutto felice perchè finalmente l'Ucraina ha vinto un bronzo nel Biathlon. Con una serie infinita di misunderstanding che coinvolgono, me, il mio responsabile, lui, la sua delegazione, il comitato olimpico nazionale Ucraino, il Toroc ed i volontari di guardia alla Medal Plaza, siamo riusciti a non farlo entrare dentro. Lui, e le due bottiglie di Champagne portate per festeggiare la soldatessa medagliata. Io, che ero già tranquillo nel mio parcheggio parlando al telefono con mamma e babbo vengo improvvisamente catapultato nel dramma. Corsa a recuperare un incazzatissimo Cososhenko e tentativi di calmarlo addossandomi ogni colpa del mondo compresa la crisi del Gas e quella delle patatine troppo unte. Si calma solamente quando legge su un cartello la scritta Assitalia che trova assolutamente appropriata alla situazione (non avete capito? Cercate sul dizionario inglese la parola Ass). Poi mi lancio in un'altra bellissima performance umoristica e faccio una delle mie battute stupidissime. Risulta essere la cosa più divertente che abbia sentito da quando è in questo paese e si calma definitivamente. Almeno fino a quando non arriviamo al Palavela dove rientrano in gioco le due bottiglie di champagne che aveva con se.
Le avete già dimenticate? Tornate indietro qualche riga e vi torneranno in mente.
Le nostre bottiglie di champagne non possono passare al veichle check. Sono "Oggetti Proibiti" con tutti i crismi. Cososhenko sta per esplodere perchè gli agenti ci dicono che o le buttiamo o non entriamo. Lui implora, io li blandisco all'italiana ottenendo più successo. Ci fanno entrare con la promessa che le bottiglie non usciranno dal bagagliaio. Scarico un Cososhenko tranquillizzato a vedersi la gara
e tento di parcheggiare al solito P4 interno al cerchio di sicurezza. Posti esauriti. Devo uscire dall'area sorvegliata ed andare al P8, esterna a quello che si chiama "hard ring", appunto il cerchio di sicurezza, dove per entrare veniamo perquisiti dentro e fuori. Ovviamente non posso rientrare. Io potrei ma le due maledette "bocce" no di sicuro. Entro perciò al Palavela, recupero Cososhenko e gli spiego che non posso recuperarlo direttamente con l'auto e che dovrà venir lui incontro a me in tal posto ben preciso. Lui capisce male e si reca in un'altro posto ben preciso ma a me sconosciuto. Frenetiche telefonate durante le quali dichiare prima di essere ad una "fontana sull'autostrada", poi completamente perso nella "teribble" città di Torino. Con un po' di fatica riesco infine ad intuire dove si trovi e recuperarlo. Scopro con orrore che ha anche alcuni "riveriti" ospiti da portare all'albergo. Altro doppio giro di Torino e si fanno le una con la prospettiva (scacciata poi da un volontario benevolo che mi ha dato un passaggio) di tornare a casa a piedi per fine lavoro dei mezzi pubblico.
Vabbè. Il Giovedì 16 finisce qui ma il Venerdì 17 ha portato altre buone cose. L'ho quasi immolato sotto un tram insieme ad un suo collaboratore, me stesso e l'auto, e la mia lei che è da stamani alle 10 in viaggio per Torino non arriverà per almeno altre due ore. Treno rotto e Trenitalia che tanto per cambiare abbandona i passeggeri a se stessi nell'amena stazione di Rapallo.

Spero che questa Olimpica ondata di sfiga finisca qui e subito.

16 febbraio 2006

+6

A Torino ci sono altre 20000 persone vestite come me e ciò comporta delel curiose conseguenze. Quando ci ritroviamo a condividere uno spazio con degli sconosciuti uno dei problemi principali nell'intavolare una conversazione è quello di trovare un punto comune, qualcosa che interessa ad entrambi, qualcosa di cui parlare. Lo scompartimento del treno è un esempio classico; si parla del tempo, poi si passa al: "lei dove va?", poi si esplora la situazione familiare e lavorativa. Magari ciarlando si trova un punto in comune e si continua a chiacchierare, magari no e ognuno si rituffa in breve nel proprio libro o nelle cuffiette dell'iPod. Se ci pensate, trovare un'argomento di conversazione comune è una delle cose più difficili nella vita, quanti patemi d'animo soffrono gli adolescenti timidi come ero io quando devono uscire per la prima volta con una ragazza? "Che le dirò?" E' sicuramente una delle domande principali.
A Torino2006 ci sono ventimila volontari, tutti vestiti uguali, tutti con un argomento comune di conversazione. In autobus, per strada, ovunque tu veda un giaccone grigio, giallo e rosso puoi avvicinarti, sorridere e chiedere: "che ruolo hai? dove sei assegnato?" e cosi' via, intavolare facilmente una conversazione, fare amicizia, parlare, ridere. Mi ricorda molto la situazione, che molti di noi conoscono bene, dell'avvento dei gruppi di discussione su internet. L'argomento era unico ma da li si partiva per amicizie e amori. C'era qualcosa di cui parlare che apriva la strada della conoscenza.
Orbene, Torino, in questi olimpici giorni, è la versione umana di un Newsgroup, enorme, reale, che coinvolge migliaia di persone, bellissimo e gioioso.

Per inciso, volendo, sarebbe estremamente facile passare dall'amicizia a qualcosa di più "carnoso", come direbbe un padre snaturato, con una delle sue frasi tipiche: "Volendo uno se lo potrebbe fare a punta" ;-)

Il tutto reso più bello dal fatto che anche migliaia di Torinesi hanno piegato all'insù gli angoli delle loro labbra e ti sorridono, si sentono liberi di chiederti informazioni sulle olimpiadi, sul tuo ruolo, sulle più svariate curiosità.
Non so bene se sto riuscendo a rendere l'idea della bellezza della manifestazione ma fossi in voi correrei ad iscrivermi come volontario per le olimpiadi del 2010, Vancouver è un bel posto ;-)






15 febbraio 2006

+5

Habemus Accreditus.
Tre semplici acronimi:
ALL: All competitive venues
OV: All olympic villages
OFH: Olympic Family Hotels
Questi tre semplici acronimi ci permetteranno di mangiare, bere e pisciare più o meno in tutti i luoghi ove ci recheremo senza dover litigare con nessuno, e vi assicuro che non è cosa da poco.

Mattinata tranquilla allietata dalla buona nuova degli accrediti. I sorrisi si sprecavano fra noi driver, ma anche tutti gli altri erano contagiati e sorridevano; ma dei sorrisi dei volontari parlerò in un'altro post. Giretti per Torino: Hotel Jolly, Hotel Meridien, di nuovo Jolly, lavaggio auto (gli autolavatori di Torino stanno facendo incassi record), di nuovo Jolly, pranzo, Villaggio Olimpico. Via Nizza e Corso Unione Sovietica ormani non hanno più misteri per me. Si gira senza navigatore, mi sento quasi cittadino della Città Olimpica che, diciamocelo, nonostante non capiscano un tubo di traffico, è veramente una vittà bellissima.
E poi è sempre un'emozione alzare gli occhi e vedere la fiamma di Stellalpina bruciare nel cielo.

14 febbraio 2006

+4

Stasera si comincia in veste criticona. Ho sentito più volte certi torinesi ex tipici lamentarsi del traffico di Torino, in questa settimana ho capito che ha ragione ma che la colpa è dei torinesi stessi. Potenzialmente Torino è la città con meno problemi di traffico del mondo occidentale, in realtà è una bolgia infernale. Torino ha una pletora sterminata di viali amplissimi, praticamente tutte le strade si incrociano ad angolo retto per chilometri e chilometri. A mio avviso non dovrebbe esserci una coda che sia una, invece il caos. L'origine di tutti i mali è principalmente una curiosa regola che non ho mai riscontrato in nessuna altra parte del mondo. Praticamente ogni viale torinese ha i suoi due bei controviali laterali, ci sono quattro ampie corsie di marcia, e due corsie laterali. Orbene se percorrendo un viale tu vuoi girare a sinistra devi obbligatoriamente spostarti a destra nel controviale prima dell'incrocio, vietatissimo girare a sinistra dalle corsie centrali. Il risultato è che i viali sono un caos di macchine che entrano ed escono dal controviale incrociandosi (spesso scontrandosi) e rallentandosi a vicenda, contributo principe al traffico micidiale. E' così difficile pensare di girare solo a destra dalla corsia di destra? Curioso effetto collaterale di questa situazione è che attraversando a piedi alcuni viali ti può capitare di prendere tre rossi diversi, un per la corsia centrale e due per i controviali. Sarà per questo che TUTTI i pedoni torinesi, me compreso in questa parentesi olimpica, attraversano col rosso?
E guardate che fa rabbia, vedere questa follia circolatoria.
Un assessore al traffico mediamente scemo potrebbe pensare a consentire dal controviale solo la svolta a destra, inserire qua e la qualche rotonda (Torino è la città ideale per la cotruzione di rotonde) e soprattutto, visto che a New York ci hanno pensato nel 1789, mettere sti benedetti viali TUTTI a senso unico.
Fine della parentesi criticona.

Quelle appena passate sono altre ventiquattro ore con l'Ucraino. Dure ma divertenti, come al solito. Oggi era un po' nero perchè i suoi atleti, che attendevano molto nel biathlon, sono andati decisamente male, c'è maretta nella delegazione Ucraina, dopo un po' di discussioni sull'aggettivo appropriato siamo addivenuti alla conclusione che l'aggettivo migliore per descrivere uno dei presidenti di federazione presenti a Torino è "infido", almeno secondo lui.
Comunque tornando a noi. Stamattina prima volta in montagna. C'era un caldo boia, non sembrava per nulla di essere a 1800 metri. Cesana San Sicario, anzi, San Sicario Alta, dove c'è stadio del Biathlon, per la prima volta sono riuscito a fare un po' di faccia a culo ed ad imbucarmi fra gli spettatori. Ho puntato alto. Tribuna centrale, proprio davanti al traguardo ed al poligono di tiro. Ho anche fatto delle fotine, se poi riuscirò a capire come funziona il PandaPC magari ne metto su qualcuna.
Domani fanno sette giorni tondi tondi da che abbiamo cominciato il servizio. Ci sono delle difficoltà tecniche, sugli accrediti, come vi avevo già raccontato, ma cominciamo a capire come muoverci e ormai riusciamo a entrare nei siti, quanto meno per mangiare, e se poi sfoderiamo un po' di faccia di bronzo si riesce ad ottenere anche di più. Ma nonostante le piccole difficoltà ed il ruolo abbastanza delicato assegnatomi mi stò divertendo un casino. La prima settimane si può considerare decisamente positiva.

12 febbraio 2006

+2

Ventiquattrore con l'Ucraino. Con solo una breve pausa sonno di 6 ore. Decisamente una bella tirata, resa più divertente dalle conoscenze che fai tra un'attesa all'altra. Capita di incontrarsi e reincontrarsi da un sito olimpico all'altro, incontri il driver del presidente Coreano, quello con cui dovevi andare a mangiare cane, poi la volontaria figa che avevi incontrato il giorno prima al lingotto, la saluti così per cortesia e lei se la tira talmente tanto che con la pelle si copre la faccia e finge di non riconoscerti facendo cosi' una solenne figura da stronza. Poi il fortunato trasportatore dei Nord Coreani che ti incontra di prima mattina all'Hotel e dice: "Ci scommetti che esce vestito di nero?", dopo 5 minuti esce l'immancabile coreano in nero. Sembra che posseggano solo vestiti neri, o forse solo un vestito nero. Il ragazzo alto con gli occhiali invece trasporta il Tirgico che gira con un cappellino (meraviglioso) di lana himalayana alto più o meno come l'Everest, ma il Tirgikistan (son quasi sicuro che non si scrive così) è da quelle parti li o è solo una fantasia mia?. Tante facce, facce straniere, facce italiane, lingue impossibili, sorrisi, incazzature. Funziona tutto ma non funziona nulla. Sembra che per gli spettatori sia tutto quasi perfetto. Per il momento non mi sono giunte voci di atleti o giudici in ritardo. Con questi tre settori che funzionano il nucleo dell'olimpiade è assicurato perchè giornalisti e tv se la cavano più o meno da soli. Ma tutto funziona perchè ci sono ventimila persone che tengono insieme la macchina a forza di fil di ferro e gomma da masticare; in due ore ho visto un alpino improvvisarsi autista per un giornalista in difficoltà, due volontari recuperare un pulmino in 5 minuti a forza di preghiere per la squadra di curling americana di cui si era persa la prenotazione, cinque volontari che si passavano due pass e riuscivano a consumare 5 pasti in 40 minuti (considerando che 5 si perdono al controllo sicurezza è un vero record). E questa non è organizzazione olimpica perchè con l'organizzazione il giornalista sarebbe stato al posto giusto, gli americani avrebbero avuto il loro pulmino puntuale e ogni volontario avrebbe avuto il pass per mangiare. Non è organizzazione olimpica è fantasia, improvvisazione e solidarietà. E' quello che immaginavo essere un'olimpiade organizzata in Italia, non perfetta ma quasi vista dall'interno, perfetta vista dall'esterno. E nei buchi d'imperfezione si infilano le chiacchiere al volo, quelle in cui stai due ore a chiacchierare di tutto con un collega per poi partire senza salutarlo perchè quando spunta il cliente vuole essere altrove un'ora fa, che il cliente è sempre in ritardo ed ha sempre fretta. E nella chiacchiere squarci di vita, racconti di pensione e di studio, di lavoro e di vacanze. Di mogli e figli, fidanzate, fidanzati, amici, si entra nella vita dell'altro. Si parla di lingue ed in lingue.
"Ma tu parli Russo?"
"No, solo Inglese"
"E il tuo (cliente) lo parla?"
"Si, si, meglio di me"
"Ah! Io non lo so l'inglese, solo il francese"
"Ed il tuo coreano lo parla?"
"Qualche parola ma comunichiamo a gesti"
Tante lingue, verbali e non, delle più misconosciute compresa la più misconosciuta di tutte. Capita che arrivi la mattina al deposito e vedi un collega e questo ti saluta in una lingua sconosciuta, automaticamente rispondi in inglese. Solo dopo pochi minuti capisci che ti aveva salutato in piemontese.

11 febbraio 2006

+1

La cerimonia è stata una figata assurda un po' appannata dalla stanchezza tremenda che mi portavo dietro ieri sera. Spettacolare in alcuni momenti, divertente in altri, toccante in altri ancora, retorica quanto deve esserlo una cerimonia di apertura olimpica. Si, si, tutto bello ma... qualcuno mi aiuta ad uccidere la bimba dell'inno?

Oggi giornata al momento poco olimpica perchè è di turno il collega. Sveglia tardi (le 9 al momento sono un orario assurdamente tardo per me) pranzo con la coinquilina, qualche chiacchiera con lei che si prepara per la sua gara olimpica; pensatela molto perchè starà circa quattro ore immobile in una tribuna con circa 8 gradi sotto lo zero, ha bisogno di tutto il vostro calore.
Poi la coinquilina parte e ne approfitto per prepararmi un po, doccia, barba, qualche blog in attesa di andar via fra un oretta a rilevare il collega. Il programma prevede buffet coreano (mi aspetto cane all'aglio) e in seguito gitarella al palavela per accompagnare Cososhenko a vedere il programma corto del pattinaggio di figura. tenterò di travestirmi da Gliz per riuscire ad entrare, se sentite al Tg che un pupazzone di gommapiuma è stato trucidato dalle guardie piangete per me.
Aggiornamento non prima di domani credo perchè probabilmente stasera tornerò a notte fonda.

10 febbraio 2006

THE O-DAY

Oggi Cososhenko era tutto mio. Il socio era in vacanza e me lo sono spupazzato da mane a sera. Pagandone le conseguenze visto che lui, Bubka e soci coreani ci hanno lasciato in mezzo alla strada dimenticando di dirci che stavano andando a pranzo e che quindi anche noi potevamo andare a mangiare. L'incazzatura mi è un po' passata quando, di ritorno dal pranzo, come prima parola ha detto "Sorry" spiegandomi poi che era stato preso dagli eventi e che non aveva previsto di pranzare li.
Niente di particolare da segnalare tranne una quasi litigata con Boniek a cui volevo solo prestare il rachietto per il ghiaccio sul finestrino (stava raschiando con un cono stradale rosso e bianco) e che invece ha creduto che lo stessi rimbrottando perchè occupava il passaggio, e la scoperta che la lingua Ucraina, qualunque essa sia, non è così brutta come la si dipinge. Cososhenko ha avuto una lunga discussione telefonica della quale, sorprendendo anche me stesso, ho capito praticamente ogni cosa. Certo non le parole o le singole frasi, ma sosprendentemente tutto il senso del discorso e pure come è finita la vicenda. Ho chiesto conferma, avevo capito bene.
Sta cosa non me la so spiegare.

Stasera tutti in libertà, i vippazzi verranno portati allo Stadio Olimpico coi pulmann liberando così la zona da 250 automobili inutili, io passerò la serata con un po' di torinesi, magnando ruttando e guardando al cerimonia in tv.

Domani si prevede una puntata al palavela per il Figure Skatiing... speriamo che mi porti con se.

09 febbraio 2006

-1

Il delirio comincia ieri sera verso le 21. In una gelida Torino tornavamo verso casa dopo aver magnato a ufo e visto un bello spettacolo di laser ed acqua quando mi telefona il mio collega, quello che divide con me l'onore e l'onere dell'ucraino. Mi annuncia che farà nottata (ufficialmente siamo a disposizione fino alle 23) perchè Cososhenko deve andare a Caselle a prendere un tizioministro ucraino, poi mi farà sapere. Risulta che farà le due di notte. Verso le 22 mi richiama. Anche domani mattina Cososhenko dovrà andare a Caselle, ce lo dovrò portare io, appuntamento all'Hotel alle 07. Siccome dopo le 24 il deposito è chiuso concordiamo con il povero collega che terrà la macchina e la mattina successiva me la verrà a portare alle 06.30 al deposito. Mi appropinquo veloce verso il letto visto che alle 5 minuto più o minuto meno dovrò alzarmi. Verso mezzanotte risquilla il telefono. Tutto annullato, appuntamento alle 10 all'hotel. Mi riaddormento un po' più sereno.
Alle 8.30 mi presento comunque pronto al servizio, non sia mai che abbia bisogno urgente. Dopo un oretta mi chiama Cososhenko e mi dice che ritarderà. Nuovo appuntamento alle 11.

Non c'è che dire, mi hanno affidato un ruolo che necessita di una certa flessibilità.

La mattina la passo al villaggio olimpico, ove scopro che tutto quello che ci avevano detto in questi mesi è una panzana. Non possiamo entrare nelle venue olimpiche. Ieri mi hanno fatto passare o perchè ero insieme al Boss-oschenko o per una semplice svista. Oggi mi bloccano controllo bagagli. Come massimo della beffa risulta poi che non posso uscire dal parcheggio interno a meno di non avere l'automobile perchè altrimenti con il mio pass non potrei rientrare a piedi nel parcheggio. Una condanna, al freddo e al gelo, senza cibo e senza acqua. Direi che in questo caso l'organizzazione ha fallato lievemente. A Torino in realtà è un problema relativo visto che comunque posso prendere la macchina e uscire ma nelle località montane dove i parcheggi non esistono dove andremo?
Risulta poi che una procedura esiste per farci entrare legalmente nelle venue ma che nessuno degli addetti ai controlli ne conosce l'esistenza. Speriamo che la voce si sparga presto perchè è una palla dover ogni volta insistere o telefonare al responsabile trasporti per risolvere la situazione. Certo se ci mettevano un All sul pass come avevano annunciato forse era più comodo per tutti.

Comunque oggi me la sono cavata facendo un paio di telefonate e facendomi assegnare un pass temporaneo, e ne valeva la pena perchè adesso passiamo al capitolo 2:

"Come riuscire a non farsi fotografare insieme ad una pletora di celebrità"

Perchè stamani al Villaggio olimpico c'era l'inaugurazione e la cerimonia di benvenuto agli atleti con la partecipazione straordinaria del nostro Carlo "gobbettino" Azeglio in compagnia della sciura Franca, che dal vivo è una nonnina tanto tanto bellina.
Ma c'era anche il Chiampa e la Mercedes per quanto riguarda i politici e ovviamente una marea di sportivi di tutti gli sport. La nazionale italiana al completo, e vecchie glorie a volontà. Ovviamente io sono timido e non ho avuto il coraggio di farmi fotografare con nessuna di queste, inoltre avevo solo il telefono perchè furbo avevo lasciato la macchina digitale nello zainetto in macchina.

Elenco delle celebrità con le quali non mi sono fatto fotografare:
(in ordine sparso)
Deborah Compagnoni, Isolde Kostner (che è molto figa al contrario di quanto pare in tv), Stefania Belmondo, Manuela Di Centa, il Principe Alberto di Monaco, Zibi Boniek, Piero Gross, Gustavo Thoeni, Armin Zoeggeler, Sergey Bubka (che mi è passato di corsa davanti insieme al mioshenko, ma a questo credo che avrò tempo di rimediare), e un mare d'altri che non ho assolutamente riconosciuto.

E domani è il gran giorno.

08 febbraio 2006

-2

La sveglia fa trin trin alle 06.30 dopo un sonno non rilassatissimo ma comunque corroborante. Lavatina, divisa olimpica (seguiranno foto in futuro), caffè, due chiacchiere con la coinquilina e via di corsa a prendere il pullman 9 diretto al deposito dove abbiamo la base operativa.
Mi accoglie la responsabile, donna che incarna in pieno il detto di: "Torinese falsa e cortese". Ma già l'aveva conosciuta, faccio finta che sia cortesia vera e mi predispongo a fare il mio lavoro.
Ne esce fuori che ancora non ho un'assegnazione, mi dice di aspettare un po' nella sala comune. Faccio un po' di conoscenza e scopro che la domanda di rito è: "Che nazione hai?". Continuo a risultare "nazione sconosciuta".
Intanto mi fanno vedere la macchina, mi danno qualche dritta. Alle 09.30 la chiamata. Segretario generale del CIO Ucraino, Mr.Volodymyr Geraschenko. Peccato! Per un soffio! Mi fosse capitato il presidente avrei scarrozzato nientepopo di meno che Mr. Sergey Bubka. Mi accontento, parto di corsa perchè l'appuntamento è alle 10.15 all'hotel e corre la voce impazzita che Corso Vittorio sia completamente bloccato.
Il risultato è che arrivo con mezz'ora di anticipo perchè Corso Vittorio è completamente sgombro. La macchina è strafighissima, una Lancia Croma 5600 turbotutto con navigatore spaziotemporale e cerchi in titanio impoverito. Insomma, come avrete intuito è lievemente più potente della mia Micra Rossa con i cerchi in ghisa appesantiti e la cilindrata misurabile in millimetri cubi. Infatti ho qualche difficoltà, con la mia macchina devi pigiare il pedale a fondo corsa e forse dopo un po' si muove, con questa se solo pensi di guardare l'acceleratore ti ritrovi a 140km/h. Insomma con un po' di pratica l'ho domata ma non con eccessiva sicurezza. All'hotel incontro Mr Cososhenko che risulta essere quello che in Toscana si dice "un simpatico cazzone". Ma in senso positivo naturalmente. Una persona spiritosa e pronta a venirti incontro. Insomma, uno con cui sembra si possa andare tranquillamente daccordo e facile da accontentare.
Dopo pranzo ha voluto essere portato al villaggio olimpico. Che figata la dentro, con la palazzina italiana completamente imbandierata, atleti per ogni dove, tu li guardi e pensi che quelli li sono i migliori del mondo, li riguardi passarti accanto e ripensi: "che figata".
Alle 15 circa il cambio con il collega. Anche lui sembra un tipo simpatico e a posto, anche se sto già pensando a come mutilarlo in modo da conquistarmi il privilegio di accompagnare Mr. Cososhenko alla cerimonia d'apertura.
Beh. Tutto sommato un buon primo giorno.

07 febbraio 2006

-3

Sveglia all'alba, treno, gelo a Milano, arrivo.
Il viaggio è stato traqnuillo con l'eccezione della triste constatazione che in stazione a Milano non è possibile avere un caffè degno di questo nome, ma tutto ciò non è importante.
Importante è invece il fatto che il mio ruolo in questa olimpiade è quello di autista, di fine conoscitore della topologia della città olimpica, di re della scorciatoia. Orbene, la mia prima azione non appena uscito dalla stazione di Porta Susa (dopo ovviamente l'aver salutato Neve e Gliz che mi guardavano dalla piazza) è stata quella di sbagliare la direzione del tram che mi avrebbe dovuto portare alla Pandamagione. A mia discolpa c'è da dire che me ne sono accorto quasi subito, giusto il tempo di attraversare mezza città e arrivare in Piazza Castello... cominciamo bene come ha detto via sms la coinquilina Panda.
Ma infine mi accorgo del conquibus e giungo alla minimagione che mi ospiterà, il tempo di scaricare le valigie e via.
Stavolta prendo tutti i tram e gli autobus giusti l'obbiettivo è il centro accrediti e ditribuzione divisa nel quale l'efficenza dei volontari sabaudi si fa vedere. In mezz'ora vengo fotografato, spogliato, riestito, accreditato, omaggiato ed infine spedito via soddisfatto. Niente male in soli trenta minuti.
Unica pecca, gli scarponcini fanno veramente schifo e ti devi fare 500 metri di lingotto per conquistarli, con il caldo che faceva li dentro è stata una vera sofferenza.
Il bello di questa attività è che come incontri qualcuno vestito come te ti senti autorizzato a intavolare conversazione, a chiedergli/le che servizio fa, di dove è ecc, ecc, un modo facile di fare conoscenza... e anche di beccare ;-)))
Comunque con questa tecnica mi sono aggregato ad un gruppo di ragazzi/e che andavano come me in Piazza d'armi a ritirare il biglietto per la prova generale della cerimonia d'apertura, ho ritirato il mio e se riesco domani pomeriggio andrò a congelarmi allo Stadio Olimpico. Al Main Ticket Center dove abbiamo ritirato il biglietto ho avuta un'altra delle mie esperienze fantozziane:
"Avete biglietti per la finale dei 1000 e dei 1500 di short track?"
"Si, ma ne sono rimasti pochi e della fascia di prezzo più cara, 70?"
"Ok, va bene, chissà quando mi ricapita un'olimpiade, due biglietti, si può pagare con al carta di credito?"
"Certo"
Passo la carta, una, due, tre volte, nienta da fare.
Il tipo la guarda e fa:
"Per forza! è mastercard!"
In sostanza, accettano solo VISA, che si, sono in pratica la stessa cosa, ma non questa volta, questa volta SOLO VISA! Vabbè, vediamo se li ho in contanti.
Con gli spiccioli arrivavo a 136?.
Maledetti. Grrrrrrrrrrrrr.
Riparto verso casa Panda.
Rapido giro di SMS.
"Andiamo a vedere la nuova metropolitana?"
"Certo, troviamoci alle 18 a Porta Susa".

Sono da cinque ore in questa città e già sono diventato un Torinese Tipico, ma cavoili, non si può rimanere chiusi per mezz'ora in un tram a 5 metri dalla banchina e 50 dalla tua destinazione e non incazzarsi un po'.
Arrivo a CasaPanda alle 17.40, alle 17,43 sono di nuovo fuori. Arrivo a Porta Susa in quasi perfetto orario, proviamo sta nuova metro, dai! Proviamola!
No!
Inaugurata domenica stasera c'erano già:
"I treni fuori servizio"
"Le scale mobili guaste"
Complimentoni alle aziende appaltatrici.

Domani mattina alle 8, di servizio.

06 febbraio 2006

Eccoci qua. Pronti per l'avventura. Le valigie sono pronte; ci sono ancora una dozzina di cose che potrò dimenticare a casa ma cercherò di fare attenzione.
Dove vado? Sarò per i prossimi venti giorni ospite dell'Automobilina Torinese (povera lei!) a svolgere la mansione di volontario olimpico. Dovrò per i prossimi venti giorni scarrozzare un VIPpone, al momento ancora ignoto, qua e la per i siti olimpici, conferenze stampa, gare e qualsivoglia altro posto lui desideri, cercando di non farlo arrivare in ritardo e di non ucciderlo in un incidente stradale.
Domani si parte alle 07.24 alla volta della gelida città, nel pomeriggio ritiro accredito e divisa olimpica e in serata relax in compagnia di un Torinese Tipico che tenterò di convertire all'entusiamo olimpico.
Mercoledì alle 8 si comincia. Appuntamento al deposito dove finalmente scoprirò chi dovrò scarrozzare per ogni dove.